La Guardia di Finanza ha sequestrato beni per oltre 330.000 euro a una società di capitali operante a Santorso nel settore delle lavorazioni meccaniche e ai due rappresentanti legali (C.M e R.S.).
L’azienda ha utilizzato 61 fatture emesse da otto diverse imprese “cartiere” a fronte di operazioni commerciali mai avvenute, per un imponibile complessivo pari a 761.398 euro e Iva per 167.507 euro dal 2014 al 2018. Due di esse sono formalmente ubicate nella provincia di Vicenza, le altre sei a Milano, Roma e Napoli, tutte cessate d’ufficio dall’Agenzia delle Entrate per inoperatività e trasferivano il corrispettivo incassato verso Paesi compresi nelle black list stilate dall’Amministrazione finanziaria, su tutti Cina, Turchia, Malta, Indonesia, Principato di Monaco, Cipro.
Le cartiere sono intestate a prestanome di origine campana, legati al mondo della criminalità, gravati da numerosi precedenti penali e di polizia.
L’azienda di Santorso da un lato abbatteva l’imponibile, dall’altro costituiva “fondi neri” in territori protetti dallo scambio automatico di informazioni e dunque difficilmente aggredibili.
La legale rappresentante della società è ora indagata dalla Procura della Repubblica di Vicenza per il reato di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, in concorso con l’amministratore di fatto della società. Questi aveva ceduto la propria partecipazione nel capitale sociale al figlio, ma continuava a gestire tutti gli aspetti dell’attività imprenditoriale.
Il tribunale ha dunque emesso un decreto di sequestro preventivo per equivalente fino a 336.829 euro, somma pari all’I.R.E.S. e all’I.V.A. evase. Sono stati sottoposti a vincolo di sequestro due immobili (tra cui il fabbricato nel quale opera l’impresa ed un appartamento a Schio), tre autovetture, un motoveicolo, dieci conti correnti, due fondi pensione, due depositi risparmio ed un dossier titoli.