SAN ZENONE. Più che una caccia all’uomo, quello di cui parliamo oggi è una caccia ai fantasmi. La vicenda riguarda le ricerche in corso da parte di Andrea Pugliese e della sua squadra di ghost-hunter di Padova, impegnata dal 28 aprile scorso per riuscire a scoprire quanto di vero ci sia nelle voci e nelle suggestioni alla Pieve di San Zenone ed alle misteriose presenze legate a questo luogo. Il team, capitanato dalla guardia giurata di Cervarese Santa Croce, ha installato nell’antica Pieve, nella torre campanaria e nel cimitero del materiale telecamere ad infrarossi, fotocamere notturne, registratori che cattureranno a ciclo continuo il materiale.
I primi sospetti di attività paranormali sulla terra degli Ezzelini sono riconducibili alle testimonianze da parte di alcuni visitatori del luogo e da parte dell’Academia Sodalitas Ecelinorium di San Zenone che, durante una manifestazione, ha raccolto varie segnalazioni inerenti a “strane presenze”. E non sono solo testimonianze a destare sospetto: un altro elemento fortifica le “voci” e ha radici anche nella storia che ruota intorno alle strutture di San Zenone. In quei luoghi, infatti, il fratello di Ezzelino III, dopo una lunga resistenza all’interno della fortezza medievale di San Zenone, era prima stato fatto prigioniero per poi, il 24 agosto 1260, veder trucidare sotto i suoi occhi i suoi figli maschi, violentare e bruciare la moglie e la figlia ed essere trascinato, legato alla coda di un cavallo, per tutta il fondovalle. Insomma, delle morti violente che potrebbero essere sinonimo di una presenza spiritica nel mondo dei vivi da parte delle anime degli assassinati. Non ci resta, ora, che aspettare che tutto il materiale venga analizzato accuratamente per capire quanto di vero ci sia stato o se sia stato solo frutto di suggestioni.