ROMANO. La “Giornata della Memoria” ha portato nella chiesetta Torre di San Giacomo dei momenti di profonda riflessione.
In un silenzio intriso di commozione e rispetto, la voce di Serenella Zen, ha fatto rivivere la dolorosa storia di Vittorio Ometto, un “ragazzo del 1924”, che a soli 19 anni, viene spinto su una tradotta militare e spedito in Germania insieme ad altri 59 compagni di viaggio. Alla fine della guerra Vittorio tornerà in Italia e racconterà a Maria, amica e vicina di casa, l’incubo di quel viaggio senza cibo, né aria, l’illusione di tornare a casa, l’arrivo nel campo di sterminio dove li attendeva una scodella di brodo annacquato, con una spiga di grano che ci galleggiava dentro, e una lenta, inesorabile Via Crucis, animata da un’unica ossessione: sopravvivere.
Alla voce di Serenella Zen, si sono unite quelle del Coro Ana Montegrappa e dello stesso Vittorio, uno degli ultimi alpini in grado di testimoniare i tratti della follia che 80 anni fa sconvolse il mondo.