E’ un mistero che si dipana dopo 103 anni, ma che forse non si rivelerà mai del tutto.
Un signore trova due cippi funerari nel suo terreno a Pilcante, vicino ad Ala, in Trentino. In uno è scritto Soldato Fassarin Francesco, m. 30 luglio 1916, R.I.P.. In quelle terre nel ’16 si era scatenata con una veemenza spaventosa la Strafexpedition, la grande offensiva lanciata dall’esercito austro-ungarico. Il soldato in questione è stato una delle molte vittime.
“Mi piacerebbe donare queste lapidi ai discendenti di questi soldati” dice il proprietario del terreno. Ma trovarli non è facile. Soprattutto per “Fassarin”, dato che negli archivi dei caduti nella prima guerra mondiale i dati non corrispondono. Ci proviamo noi.
Nessun Fassarin, ma c’è un Francesco Passarin. Nei cimiteri militari non c’era modo e tempo per occuparsi con tanta accuratezza dei riscontri anagrafici, attinti per lo più da documenti vergati a mano. Una “P” poteva diventare una “F” con grande facilità. Fin qui siamo ancora nel campo delle ipotesi, ma c’è di più.
Il 30 luglio del 1916, la stessa data scolpita nella lapide, finì i suoi giorni il soldato Francesco Passarin del 6° Reggimento Alpini, figlio di Gaetano, nato il 25 agosto del 1886 a Vallonara di Marostica. Si sa che morì per le ferite riportate in combattimento dopo essere stato trasportato alla Sezione Sanitaria n. 37 dell’esercito italiano. La prova del nove è il luogo in cui si trovava questo ospedale militare. La nostra ricerca ci conduce ad Ala. Ed è proprio nel cimitero civile di Ala che era stata aggiunta una sezione per i soldati, con lapidi uguali a quelle riemerse qualche giorno fa a poca distanza da lì.

Terminato il conflitto, i cimiteri di guerra furono dismessi e abbandonati, le spoglie dei caduti, quelle che si riusciva a recuperare, traslate nei sacrari, come è accaduto forse anche con i resti del soldato Passarin da Vallonara. Quei cippi funerari scolpiti in fretta venivano dispersi o riutilizzati dalla gente del posto per usi pratici, spesso per segnalare i confini fra terreni.
Dopo oltre un secolo la storia di un soldato dimenticato e dal nome storpiato riaffiora con il suo carico di dolore e con un enigma da risolvere. Ne è testimone una pietra, custode silenziosa delle sofferenze, che nessuno mai saprà, di una delle innumerevoli giovani vite falciate dalla “guerra granda”.