BASSANO. Questa mattina oltre 80 militari dell’Arma e della Guardia di Finanza sono stati impegnati nell’esecuzione di una complessa operazione di servizio volta al contrasto dello sfruttamento della prostituzione e dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il risultato è stato di tre arresti, due ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari e tre informazioni di garanzia a carico di altrettanti indagati. Una brillante operazione che ha preso il via dall’attività di indagine sulla raccolta di informazioni dei militari di Bassano, da cui sono emersi diversi casi di appartamenti nel territorio utilizzati come “case per appuntamenti a luci rosse”.
Il quadro emerso dal lavoro degli investigatori dell’Arma è quello di una fiorente “organizzazione logistica” al servizio del miglior offerente nel campo della prostituzione. Gli arrestati avevano dato vita ad un astuto sistema di sub-affitto “in nero”: individuati gli appartamenti potenzialmente vantaggiosi sotto il profilo della domanda da parte di donne e/o transessuali dediti alla prostituzione, questi venivano affittati tramite prestanome a prezzo di mercato, per poi essere proposti a prezzi maggiorati fino al 500%. Un provento di tutto rispetto, se si calcola una media di oltre 15 appartamenti, fra Vicentino e Trevigiano, gestiti contemporaneamente per un introito di almeno 2000 euro mensili per unità abitativa, dunque un annuale che sfiora i 400.000 euro “puliti”.
Oltre alle ordinanze di custodia cautelare ai bassanesi Claudio Fiorese di 48 anni, Denis Pavin di 45 anni, alla vibonese Paolina Maiolo, di 44 anni ed al trevigiano Galliano Nasato, di 69 anni, i carabinieri hanno sequestrato un appartamento, due automobili e realizzato complessivamente decine di perquisizioni in Lombardia e Veneto su luoghi ed aziende collegate ai reati. Durante il prosieguo delle indagini sono emersi, infatti, profili di apparenti irregolarità fiscali a carico di alcuni dei soggetti, che hanno portato i carabinieri a coinvolgere anche la Guardia di Finanza, i cui accertamenti investigativi successivi hanno fatto emergere il reato di “emissione di fatture per operazioni inesistenti” a carico di alcune “cartiere” gestite dagli indagati.